martedì, 11 giugno 2024 | 10:50

Ambiente lavorativo stressogeno e diritto al risarcimento del danno

L’ ambiente lavorativo stressogeno è configurabile come fatto ingiusto, suscettibile di condurre anche al riesame di tutte le altre condotte datoriali allegate come vessatorie pur se non viene accertato l'intento persecutorio che unifica tutte le condotte denunciate, ancorché apparentemente lecite o solo episodiche (Cassazione - sentenza 7 giugno 2024 n. 15957, sez. lav.)

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Ambiente lavorativo stressogeno e diritto al risarcimento del danno

L’ ambiente lavorativo stressogeno è configurabile come fatto ingiusto, suscettibile di condurre anche al riesame di tutte le altre condotte datoriali allegate come vessatorie pur se non viene accertato l'intento persecutorio che unifica tutte le condotte denunciate, ancorché apparentemente lecite o solo episodiche (Cassazione - sentenza 7 giugno 2024 n. 15957, sez. lav.)

Il caso

La Corte d'Appello di Bologna, confermando la sentenza di primo grado, rigettava la domanda di un’assistente amministrativa volta ad ottenere il risarcimento del danno per le vessazioni datoriali subite, considerando generiche le allegazioni contenute nel ricorso introduttivo in ordine alla persecutorietà della condotta di colleghi e superiori, ed insussistente la relativa prova.
Il giudice di appello da un lato evidenziava che era emerso il mancato assolvimento, da parte del Ministero, dell'onere probatorio relativo alla sussistenza di ragioni che legittimassero il trasferimento per incompatibilità ambientale della lavoratrice, poi annullato; dall’altro, affermava che le difficoltà relazionali erano imputabili anche alla stessa dipendente.
A riprova dell’esistenza di un difficile clima lavorativo e di un degrado dei rapporti professionali imputabile anche alla lavoratrice, la Corte evidenziava, altresì, che una prima sanzione disciplinare nei confronti dell’assistente amministrativa era stata annullata per vizi meramente procedurali, mentre altre due sanzioni disciplinari erano state confermate.
Avverso tale sentenza la lavoratrice ha proposto ricorso per cassazione.

La decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo non condivisibili le conclusioni raggiunte dai giudici di merito, che avevano ritenuto le difficoltà relazionali imputabili anche alla lavoratrice in questione, senza considerare che I' ambiente lavorativo stressogeno è configurabile come fatto ingiusto, suscettibile di condurre anche al riesame di tutte le altre condotte datoriali allegate come vessatorie pur se non necessariamente viene accertato l'intento persecutorio che unifica tutte le condotte denunciate (come richiesto solo per il mobbing), ancorché apparentemente lecite o solo episodiche; inoltre, senza operare una precisa e completa ricostruzione del fatto, la Corte territoriale aveva dato atto dell’annullamento del trasferimento della dipendente per incompatibilità ambientale e dell’annullamento di due sanzioni disciplinari irrogate alla medesima, senza esaminare tali condotte nel contesto complessivo della condotta datoriale.

Di Chiara Ranaudo

Fonte normativa